I LUOGHI COMUNI FANNO MALE ALLA SALUTE: INTERVISTA AD ANNA
Avere un fratello con disabilità talvolta è un’esperienza difficile da affrontare, “ma anche no”. Ovvero, talvolta, avere un fratello è un’esperienza difficile da affrontare in generale. Come ogni tanto se sei fortunato-a si rivela essere una condizione grandiosa. O, come spesso avviene, un mix: ogni tanto ne sei contento-a, ogni tanto no. Perché alla fine, dipende solo dai punti di vista, dalla capacità di relativizzare la situazione oltrepassando gli orizzonti imposti dai nostri schemi interpretativi. Mh..ok...una parola.
Ecco che allora, come ci dice Anna, vivere con una persona con disabilità in famiglia, può diventare una condizione da cui imparare qualcosa, come appunto, mettersi nei panni degli altri. Ma questo, precisa, è “ciò che ho imparato io”.
Ciao Anna, chi sei?
Sono Anna, ho sedici anni. Mi piace mettermi nei panni degli altri e considerare la vita dal loro punto di vista. Ho un fratello minore non vedente.
Si dice “cieco” o “non vedente”?
Dipende: alcune persone pensano sia più delicato “non vedente”, altri invece, talvolta proprio le persone non vedenti, preferiscono “cieco” perché non è negativo. Il “non” rappresenta per loro qualcosa che accentua ulteriormente il problema.
Quali sono i pregiudizi più fastidiosi cui ti scontri?
Per prima cosa, l’idea di aver bisogno di compassione. Un esempio: ogni volta che dico questa cosa (di avere un fratello non vedente), ricevo un “poverino”. Poi, in generale, le persone tendono a categorizzare e stereotipare, quindi la persona diventa “il disabile”, venendo così assimilata totalmente alla disabilità. Un altro pregiudizio consiste nel considerare le persone con disabilità degli eroi, mentre semplicemente vivono la loro vita nel bene e nel male, un po’ come tutti.
C’è però qualcosa che ti arricchisce o che hai imparato da tuo fratello?
Certamente. Ovvero proprio la capacità di osservare gli altri prendendosi tempo, per capire come si affaccia alla realtà un’altra persona. Una cosa che non sopporti di tuo fratello L’opposizione adolescenziale e tutto quello che comporta.
Che cosa auguri a tuo fratello?
Di realizzarsi nell’informatica, la sua passione più grande.
E a te stessa?
Spero di riuscire a scegliere, di non perdere la mia creatività accontentandomi, di essere felice.
Ciao Anna, chi sei?
Sono Anna, ho sedici anni. Mi piace mettermi nei panni degli altri e considerare la vita dal loro punto di vista. Ho un fratello minore non vedente.
Si dice “cieco” o “non vedente”?
Dipende: alcune persone pensano sia più delicato “non vedente”, altri invece, talvolta proprio le persone non vedenti, preferiscono “cieco” perché non è negativo. Il “non” rappresenta per loro qualcosa che accentua ulteriormente il problema.
Quali sono i pregiudizi più fastidiosi cui ti scontri?
Per prima cosa, l’idea di aver bisogno di compassione. Un esempio: ogni volta che dico questa cosa (di avere un fratello non vedente), ricevo un “poverino”. Poi, in generale, le persone tendono a categorizzare e stereotipare, quindi la persona diventa “il disabile”, venendo così assimilata totalmente alla disabilità. Un altro pregiudizio consiste nel considerare le persone con disabilità degli eroi, mentre semplicemente vivono la loro vita nel bene e nel male, un po’ come tutti.
C’è però qualcosa che ti arricchisce o che hai imparato da tuo fratello?
Certamente. Ovvero proprio la capacità di osservare gli altri prendendosi tempo, per capire come si affaccia alla realtà un’altra persona. Una cosa che non sopporti di tuo fratello L’opposizione adolescenziale e tutto quello che comporta.
Che cosa auguri a tuo fratello?
Di realizzarsi nell’informatica, la sua passione più grande.
E a te stessa?
Spero di riuscire a scegliere, di non perdere la mia creatività accontentandomi, di essere felice.
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